Oggi a partire dalle h. 15,30, si svolgerà il webinar in diretta streaming YouTube e Facebook “LISISTRATA. La via femminile per la rappresentanza forense“, ideato da Vincenzo improta, Avvocato del Foro di Napoli, con la partecipazione di Mirella Casiello, Avvocato del Foro di Taranto, Argia Di Donato, Direttore Responsabile di “Juris News“, Avvocato del Foro di Napoli, Michelina Grillo, Avvocato del Foro di Bologna, Daniela Nazzaro, Avvocato del Foro di Roma ed Elisabetta Rampelli, Avvocato del Foro di Roma.
“Se cediamo, se gli diamo il minimo appiglio, non ci sarà più un mestiere che queste, con la loro ostinazione, non riusciranno a fare. Costruiranno navi, vorranno combattere per mare […]. Se poi si mettono a cavalcare, è la fine dei cavalieri”: il femminile combattivo, vitale e libero può essere la leva per difendere la democrazia nel paese.

Da una riflessione dell’Avv. Michelina Grillo
UNA COMMEDIA GRECA CALATA NELLA REALTÀ DI OGGI
Lisistrata fu messa in scena da Aristofane nel 411 a.c. Era un momento critico per la democrazia ateniese: la dura sconfitta subita dalla democrazia ateniese in Sicilia nel 413 a.c. aveva provocato il sopravvento (o meglio il ritorno al potere) del partito oligarchico, che aveva sospeso la costituzione democratica e messo lo Stato sotto la tutela di una giunta di trenta commissari.
Anno 2020 d.C.
Sono passati 4 anni dalla soppressione dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura (Rimini ottobre 2016) e dalla creazione di OCF, che avrebbe dovuto risolvere ogni problema. Sono quindi passati quattro anni dalla sconfitta – con modalità sulle quali non mi soffermo – della democrazia partecipativa e della divisione di funzioni nell’avvocatura, che da allora è stata ed è tuttora governata a tutto campo, nella sostanziale insipienza di OCF, (per composizione ed estrazione prono al CNF e non votato ad una vera ed efficace azione politica), da un CNF di 33 componenti (oggi solo 24 per effetto delle note pronunce di ineleggibilità).
Nonostante tale “colpo di mano”, attuato in parvenza democratica con il voto di delegati appositamente scelti nei Fori, o illusi da un’abile propaganda, il “conflitto” contro una politica sorda ad ogni ragionevolezza e sostanzialmente allo sbando (soprattutto sui temi della professione e della giustizia) non sembra abbia trovato e possa trovare tregua. L’incapacità di fronteggiare il nuovo è emersa in modo palese e sconcertante.
E in questo clima, la pungente satira fatta da taluni, in particolare su alcune pagine, nei social è stata ed è un’arma potente, idonea a stimolare il pensiero critico degli avvocati italiani, così come ad Atene la commedia greca svolse analogo compito nei confronti degli abitanti della “polis”.
La crisi della professione, non supportata da un apparato ordinamentale idoneo a cogliere ogni positivo aspetto di una modernità che aprioristicamente viene contrastata, il perdurante stato comatoso della giurisdizione, cui si è tentato e si tenta di mettere rimedio con innocui pannicelli caldi, e la contemporanea crisi economica, tutte recentemente aggravate in modo esponenziale dalla emergenza Covid 19, hanno portato “morte e distruzione”, aggravando la povertà nel ceto professionale, mortificando soprattutto giovani e donne nelle loro aspettative di carriera professionale, determinando la chiusura di molti studi e anche la cancellazione dall’albo di molti colleghi. E non sono soltanto giovani e donne ad averne fatto le spese, ma più in generale l’intera categoria, priva di una guida autorevole e di una visione del futuro adeguata ai tempi e alle concrete esigenze di un mondo profondamente mutato, con una accelerazione recente davvero impensabile.
L’avvocatura “insanguinata”, è alla disperata ricerca di una soluzione: nella commedia Lisistrata si sarebbe detto “Il popolo è stanco, il desiderio di pace è tale da penetrare in ogni ambito”, posto che il contesto era di guerra. Ma le forze sono poche, i corpi sfibrati da lunghe ed estenuanti battaglie, le menti concentrate sui propri personali bisogni e non più su un quadro d’insieme. Molti “generali” o “condottieri”, reali o pretesi, e a ben vedere anche qualche “rivoluzionario” pentito o di mutati obiettivi, hanno trovato qua o là comodi acquartieramenti, ove si cibano e bevono, circondati di lusso e ricchezze, dimentichi delle esigenze del popolo. Nella nostra sempre più grigia e mortificata realtà, dove si è perso ogni carattere di umanità (vedasi recenti episodi in cronaca), l’emergenza è tale da rendere necessaria la massima concentrazione sul quotidiano, con ben poca possibilità di gettare lo sguardo, ed ancor più di operare, all’esterno del proprio piccolo particolare, la disperata ricerca delle soluzioni non giunge però, sorprendentemente, a far chiedere a gran voce un cambio di passo, un bagno di umiltà a chi sinora si è creduto al di sopra di tutto e di tutti e persino della legge. Nessuno strepita, c’è solo una morta gora di silenzio, certamente in parte complice, ma in parte più larga rassegnato…
C’è poi ancora diffusa l’illusione che non contrastando i potenti di turno si possa più facilmente avere agevolazioni, un “occhio di riguardo”, magari per ottenere sussidi, oppure per poter avere qualche incarico che consenta di far quadrare meglio i conti. C’è, forse, il timore del crollo di un sistema mai stato così fragile, ad opera proprio di coloro che avrebbero dovuto difenderlo e rafforzarlo.
Le analogie con la situazione politica e sociale generale sono davvero molteplici e inquietanti.
La difesa del sistema ad ogni costo: nulla di più mortificante e illusorio… mentre il tempo corre sempre più in fretta, l’emergenza si aggrava e l’avvocatura rischia seriamente di perdere oltre all’immagine (quella purtroppo già danneggiata gravemente dalla protervia di alcuni) anche funzione e ruolo sociale. Questa crisi dell’avvocatura si inserisce in una più generale crisi della rappresentanza e della politica, che affligge oramai da anni la società moderna, con perdita di principi e di valori generalizzati e unificanti e affermazione di particolarismi ed egoismi che stanno smembrando il tessuto categoriale e della società, dalla quale occorre uscire al più presto, e di questo cercheremo di parlare giovedì, prendendo spunto da una commedia collocata nel 411 a.C., ma per certi versi ancora sorprendentemente attuale.Una conversazione libera, a tutto campo, nella quale, forse, si sfaterà anche qualche mito.
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