Dal 27 giugno al 1 luglio 2023, tutta la magistratura precaria, composta da Giudici di Pace, Viceprocuratori Onorari e Giudici onorari di Tribunale, che di fatto sostengono il 70% del contenzioso civile e penale, si asterrà dalle attività.

“É bene sottolineare che adesso con la nuova normativa che di fatto ci costringe a svolgere l’incarico in maniera ridotta ed in condizioni ancora più precarie realmente si bloccheranno gli uffici giudiziari compreso tribunali e procure, mentre gli uffici del Gdp gravati anche dalla partenza del telematico senza averne le strutture resteranno definitivamente bloccati dal 1 luglio” afferma la Dott. Barone, Presidente del Coordinamento Giudice di Pace “In pratica un cittadino con una sospensione di patenti potrebbe vedere giustizia oltre la scadenza della sua sospensione così come si andrà verso inevitabili archiviazioni di reati per realmente la Giustizia sarà una questione limitata ai pochi che se la possono permettere.”
I magistrati c.d. onorari svolgono da decenni funzioni complesse e delicatissime (in materia civile, penale, di immigrazione, di volontaria giurisdizione), sono unanimemente ritenuti indispensabili per il funzionamento del sistema giudiziario nel nostro Paese e hanno dimostrato che una giustizia efficiente è possibile, divenendo una magistratura “a legge Pinto zero”, con tempi di definizione dei giudizi inferiori ad un anno.

I motivi della protesta
Nonostante le sollecitazioni provenienti dalla Commissione Europea, reiterate anche in occasione della convocazione dei petenti avvenuta in data 25.05.2023, e sebbene l’attuale compagine governativa, anche nella persona dell’ill.mo Sottosegretario Del Mastro, abbia sempre supportato le ragioni della categoria dei magistrati precari ed avallato le contestazioni portate avanti dalla associazione Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, sia quando era forza di opposizione, sia una volta arrivata al governo, in occasione dell’incontro del 21-22 febbraio 2023, con il recepimento del documento unitario presentato dalle Associazioni Unite di categoria– tra le quali si annovera il Coordinamento Magistratura di Pace – a tutt’oggi, non si è dato seguito agli impegni assunti!
Addirittura con la circolare del 31 marzo u.s., il Ministero della Giustizia ha dovuto dare atto dell’inapplicabilità della “Riforma Cartabia”, che nulla stabilisce sullo status dei magistrati onorari, sull’inquadramento previdenziale, sui diritti fondamentali di lavoratori tali subordinati e che – caso unico nella legislazione di uno Stato di diritto – riconosce ai magistrati precari un acconto sui compensi “in attesa di chiarimenti”, senza, peraltro, indicare un termine per l’intervento legislativo.
A fronte di tale incertezza legislativa si dispone, peraltro, con altri provvedimenti della cd. Riforma Cartabia, per gli Uffici del Giudice di Pace un aumento di competenza, e, dunque, un maggior carico di lavoro, a cui, peraltro, non sarà possibile dare una risposta adeguata da parte dei magistrati precari, non solo per le criticità sopra evidenziate, ma perché la normativa farraginosa ed inadeguata comporterà che circa l’80% dei suddetti magistrati non sarà più utilizzabile o perché avranno volontariamente abbandonato l’incarico o perché ope legis non potranno fornire una disponibilità esclusiva, per cui vi sarà una effettiva paralisi della Giustizia e lo Stato italiano non sarà in grado di ottemperare all’obiettivo fissato dal PNRR per il 2025 di riduzione del contenzioso. Vi sarà un patente danno anche in termini erariali, di mancato sviluppo economico e di minore crescita del PIL, ma il danno maggiore sarà quello che subiranno i cittadini, che già adesso si ritrovano una giustizia inefficiente, ed a breve, non potendo i magistrati precari, che reggono il 70% del contenzioso nazionale, svolgere “per legge” il proprio incarico, non troveranno neppure più una giustizia, perché il sistema si bloccherà del tutto.

Vi è, infine, da evidenziare che a decorrere dal 1 luglio 2023 dovrebbe essere varato il processo telematico dinanzi al Giudice di Pace e, se ciò dovesse accadere, si avrebbe un blocco definitivo delle attività dinanzi a questi uffici, che allo stato risultano carenti per quanto attiene alle strutture e ai mezzi informatici. Si consideri, peraltro, che una parte di detti uffici è di competenza dei Comuni che, notoriamente, non avendo le risorse, indubbiamente hanno difficoltà a cablare e ad informatizzare strutture fatiscenti e prive di manutenzione.
A tale disastrosa situazione si accomuna la carenza di personale amministrativa e la situazione di precarietà dei Giudici di Pace, molti indotti anche dall’incertezza della normativa Cartabia ad abbandonare l’incarico.
Occorre, dunque, informare i cittadini che la mancata risposta che avranno dalla Giustizia non è addebitabile ai Giudici di Pace che da sempre lavorano in situazione precarie e ciononostante hanno sempre adempiuto al loro dovere in maniera autonoma, celere e rigorosa, ma da un preciso intento del legislatore e, dunque, dello Stato, che, evidentemente, ha deciso di negare la giustizia di prossimità smantellando e/o snaturando l’ufficio del Gdp, uno dei rari strumenti illuminati del nostro legislatore, determinato da regole procedurali, particolarmente scarne ed essenziali, che consentono non solo di avere pronunce immediate, ma anche di addivenire a forme alternative di definizione delle controversie molto favorevoli per i cittadini!
Neppure rassicurano le parole espresse dal Sottosegretario Delmastro nell’incontro in cui sono state convocate le associazioni rappresentative di categorie, atteso che non solo, senza alcuna motivazione concreta, si prevedono addirittura ulteriori valutazioni a cui sottoporre professionisti che, hanno superato un concorso (lo ribadiamo fortemente!), e che da oltre venti anni sostengono la Giustizia italiana, pronunciando sentenze in nome del Popolo Italiano, ma perché di fatto non sono state offerte rassicurazioni concrete e definitive sulle tempistiche di intervento favorevole che, ovviamente, potrebbero essere condivise solo se attualizzate, entro l’estate, secondo il documento dei 12 punti acquisito dal ministero nell’incontro del 21-22 febbraio 2023
Per queste ragioni i Giudici di Pace, i Viceprocuratori Onorari e Giudici Onorari di Tribunale reiterano le loro proteste augurandosi di non cominciare una nuova stagione di lotte.
Redazione







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