a cura di Oscar Vinci
Un bilancio di questa edizione?
Decisamente positivo. Quattro proiezioni e tre webinar di approfondimento, senza alcun problema tecnico. Due film proiettati nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Parthenope, con la supervisione del Professor Salvatore Aceto di Capriglia (titolare della cattedra di Diritto Civile), li avevamo proiettati anche nelle precedenti edizioni (“La giuria” e “A civil action”), ma quest’anno, su richiesta degli stessi studenti, li abbiamo proiettati nella lingua originale, con i sottotitoli in italiano. Gli altri due film li abbiamo proiettati per la prima volta nella nostra Rassegna: “Under suspicion” (alla Parthenope) e “Furia” (al Dipartimento di Giurisprudenza della “Federico II”, sotto la supervisione del Professore di Diritto Penale Vincenzo Maiello e del suo assistente Andrea Alberico).

Come hanno reagito gli studenti?
Bene. Il loro coinvolgimento è stato anche emotivo. Queste proiezioni, come ho detto loro, sono anche un test psicologico, nel senso che chi si emoziona durante la visione del film ha scelto il corso di laurea adatto alla sua personalità. Poi sull’aspetto linguistico stiamo preparando una iniziativa collaterale.
Tre webinar di approfondimento, hai detto. Come e con chi?

Il webinar di approfondimento è una caratteristica della nostra Rassegna, perché per noi i film sono oggetto di studio e non di semplice visione. Il webinar si svolge con la modalità diretta-differita, sulla piattaforma StreamYard. Un solo ospite a puntata, la registrazione dura mediamente novanta minuti, poi il video viene caricato (“upload”) nel canale social della Rassegna, il gruppo Facebook “L’avvocato nel cinema e nella letteratura”, che conta quasi 4.000 iscritti, alcuni dei quali latino-americani perché la Rassegna è gemellata con la Red iberoamericana de cine y derecho, che è una organizzazione diffusa nelle università latino-americane, presieduta da un professore di Filosofia del Diritto dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, già allievo dello storico del diritto Paolo Grossi dell’Università di Firenze. Il primo webinar è stato con lui, José Ramon Narvaez, come da tradizione.
Gli altri due webinar?
Con due amici e colleghi penalisti: Maria Elisa Aloisi del Foro di Catania e Antonio Vladimir Marino del Foro di Napoli. Con la prima abbiamo affrontato il tema delle intersezioni tra il diritto vivente e la letteratura, in particolare il genere “giallo”, prendendo spunto dal suo nuovo romanzo, intitolato: “Sto mentendo”. Con Antonio, invece, abbiamo affrontato il tema del rapporto tra diritto e teatro nel Foro di Napoli, con riferimenti anche al cinema perché Antonio, oltre ad esercitare la professione di avvocato, è anche regista, sceneggiatore, produttore e traduttore dal russo: è nato a Mosca e si è diplomato all’Istituto di cinematografia di Mosca.
Veniamo ora al patrocinio. Il rapporto con la Film Commission Campania continua?
No, quest’anno è intervenuta la Fondazione Banco di Napoli. Meglio così, perché è più coerente. La nostra Rassegna, infatti, non ha fine di lucro: è totalmente gratuita per gli studenti universitari. Inoltre, ha finalità esclusivamente didattiche. Queste caratteristiche non erano pienamente coerenti con i bandi regionali, che valorizzano l’aspetto commerciale (la vendita di biglietti), la visibilità mass-mediatica e perfino l’impatto turistico. Il fatto che proprio quest’anno il Ministero dell’Università, nel riordinare i gruppi scientifico-disciplinari (le materie che s’insegnano nelle università e le relative cattedre da mettere a concorso) abbia riconosciuto dignità accademica al rapporto tra diritto e cinema (nello specifico nel gruppo “Diritto Comparato”, che è un gruppo trasversale) è stato una grande soddisfazione per il nostro comitato organizzativo (perché è stata riconosciuta la nostra funzione pioneristica) ma ha lasciato indifferente la Film Commission Campania.
A proposito di mass-media: come vi siete organizzati?
Fino alla precedente edizione non avevamo proprio curato quest’aspetto. Ingenuamente, avevamo pensato che non avessimo bisogno di pubblicità perché il nostro “target” non è il pubblico in generale ma un pubblico qualificato – quello degli studenti universitari – al quale non dobbiamo “vendere” alcunché ma al quale offriamo (gratuitamente) una offerta formativa che amplia il loro curriculum. In questa edizione, però, abbiamo dovuto fare i conti con la realtà, per cui ci siamo dotati di un “media partner”, la rivista “Diari di cineclub”. Si tratta di una rivista specializzata nella cultura cinematografica, quindi coerente con la nostra attività.
Il comitato organizzativo è rimasto inalterato?
Si, anche se quest’anno abbiamo inserito l’amica e collega Gabriella Polzella, del Foro di Napoli, che ci ha aiutato nella proiezione del film “A civil action”. Importante è stata poi la consulenza tecnica della cooperativa MC CAT, già sperimentata in alcune edizioni. Una colonna del nostro comitato è il Professor Salvatore Aceto di Capriglia, che ha partecipato a tutte le edizioni; la prossima, su sua richiesta, la anticiperemo di qualche settimana per aumentare il numero delle proiezioni.
La VII Edizione, quindi, ha presentato tre novità: l’intervento della Fondazione Banco di Napoli, il decreto ministeriale che ha valorizzato il rapporto tra diritto e cinema e l’ingresso di un media partner. Quali saranno le novità della prossima edizione?
Io spero il coinvolgimento diretto delle università. Nella prima Edizione fu il Dipartimento di Giurisprudenza della “Federico II” il soggetto che presentò il progetto, l’associazione Mutua Consumatori era il partner. La mancata presentazione della rendicontazione da parte del Dipartimento determinò la sua esclusione dal bando successivo; l’associazione assunse il ruolo di soggetto proponente nelle successive sei edizioni. Per l’VIII Edizione puntiamo a partecipare al prossimo bando del Ministero della Cultura sulla promozione della cultura cinematografica.
Ci sono differenze tra il bando regionale e quello ministeriale?
Si, per esempio quello ministeriale è più adatto a noi perché il Diritto, inteso come ramo del sapere, è un patrimonio nazionale.
In che senso?
Prima ho citato Paolo Grossi, grande storico del diritto. Il suo ultimo libro si intitolava “L’invenzione del diritto”. Vedi, la storia del diritto e la storia dell’Italia sono un tutt’uno. Il diritto è stato “inventato” dagli antichi romani. Nessun’altra disciplina del sapere è stata inventata da un popolo, nemmeno la matematica che pure è basata sui numeri arabi. Per questo l’oggetto della nostra Rassegna è coerente con il bando ministeriale, che valorizza l’identità italiana.







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