A proposito dell’introduzione, nel codice penale del reato di femminicidio, l’avv. Argia Di Donato, presidente di NomoS Movimento forense, si unisce all’appello delle 80 giuriste che sono contrarie alla sua introduzione, condividendone il fondamento alla sua base.

Avv Argia di Donato

“Restiamo sgomenti tutte le volte che apprendiamo notizie di massacri e di violenze, ci fa male constatare che, sempre più di frequente, vite umane vengono stroncate da ogni forma di violenza.

Ma l’uccisione di un individuo non può essere determinata in base al genere. Perché la vita è Vita, indipendentemente dal sesso di appartenenza della vittima.

Plaudo, pertanto, alle 80 giuriste che hanno firmato l’appello contro l’introduzione del reato di femminicidio nel nostro ordinamento, atteso che già è previsto l’ergastolo per chi uccide e concordo quando affermano che “Grazie alle modifiche normative intervenute negli ultimi anni, infatti, la disciplina già coglie lo specifico disvalore della condotta, consentendo di applicare la pena dell’ergastolo all’uccisione di una donna per motivi di genere. L’introduzione di un reato autonomo per il femminicidio, punito con l’ergastolo, come proposto dal ddl governativo, assume quindi una valenza meramente simbolica”, e in tal senso ritengo, come loro, che “Il reato di femminicidio proposto dal ddl governativo risulta peraltro essere molto discutibile sotto il profilo della tipizzazione e determinatezza penale.”

L’intento legislativo alla base è chiaramente quello di acquisire consenso senza però determinare bene e in maniera puntuale gli ambiti di intervento al contrasto del fenomeno della violenza di genere. È solo una questione “politica” perché il tema della violenza di genere oggi è un argomento che attira molta – e giusta – attenzione.

La violenza nei confronti della donna è un problema complesso che affonda radici nella notte dei tempi essendo riflesso, cosa ben più grave, della tendenza violenta alla base della nostra specie che di sovente adotta forme di prevaricazione nei confronti degli individui più deboli.

Occorre investire in progetti educativi, potenziare gli osservatori, finanziare campagne. E non solo relativamente alla violenza nei confronti della donna ma di tutti gli individui che subiscono violenze e abusi.

Prevaricare il più debole fa parte della natura umana.

È quella la tendenza che va corretta”.

Redazione

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