di Salvatore Rotondi
“Gli afrodisiaci sono il ponte gettato tra gola e lussuria.”(Isabel Allende)
“La lussuria è temporanea, il romanticismo può essere piacevole, ma l’amore è la cosa più importante di tutte. Perché senza amore, lussuria e romanticismo saranno sempre di breve durata.”(Danielle Steel)
“Se ho formicato? Io nella vita ho formicato sempre, mi chiamavano il formichiere“.(Antonio De Curtis)
“La lussuria è facile e l’amore difficile, ma ciò che più conta è la vita.” (Carl Reiner)
“Le persone dissolute hanno vita breve: raramente invecchiano.” (Marco Valerio Marziale)
“La vanità mi spinse verso l’amore; no, verso la voluttà; neppure, verso la carne.” (Gustave Flaubert)
Lussurioso, Lussuoso, Lussureggiante
Lussurioso, Lussuoso, Lussureggiante…tutti termini che, etimologicamente, si richiamano e, allo stesso tempo, richiamano alla mente significati socialmente molto lontani gli uni dagli altri. Ricordo che, nella mia infanzia, spesso capitava di fermarmi davanti alle vetrine di alcuni negozi sfarzosi e, pur non sapendo ancora distinguere il valore indicato sui cartellini dei prezzi, i miei familiari dicevano (dopo avermi chiesto cos’era che mi piaceva di più): “Beh, Salvatore comprerebbe sempre quello che costa di più…ma, d’altronde, è anche la cosa più bella esposta in vetrina!”. Lusso e piacere sembra proprio che siano stati, da sempre, collegati negli occhi di chi guarda ciò che lo circonda e con cui sente di avere un contatto.
D’altronde Lussuria etimologicamente deriva dal latino lux-uria, ovvero “rigoglio, eccesso, lascivia, sfrenatezza, esuberanza di vegetazione” derivato poi da lux-us ovvero “lusso”, indi esuberanza di appetiti sessuali ed anche superfluità di cose deliziose (associabile al termine Lusso). La radice della parola lussuria coincide quindi con quella della parola lusso, la quale sembra proprio stare ad indicare un ché di esagerato, vistoso, eccedente: un vero e proprio stra-vizio (nella teologia cattolica, infatti, la lussuria è uno dei sette vizi capitali, opposto alla virtù della temperanza). È però indubitabile che, nonostante il lusso stia ad indicare un consumo eccessivo di un bene prezioso, la predilezione per ciò che sentiamo come lussuoso sta ad individuare la predilezione individuale per beni raffinati e sempre più sofisticati superanti il limite della comune concezione e possibilità. Nel lusso, come nella lussuria, si brama quindi un bene sempre più sofisticato, raro, esclusivo, per sé.
Sembra quindi proprio che la ricerca del lusso segua, inevitabilmente, l’espressione lussuriosa della vita (qualche evento della cronaca e del gossip odierno potrebbe rafforzare fenomenologicamente questa idea). Eppure non possiamo ignorare che, anticamente e ancora oggi, tali termini siano nel gergo agrario ancora strettamente collegati: la lussuria vegetativa, infatti viene intesa come l’eccessivo sviluppo erbaceo di alcune colture, come quella del frumento, che può predisporre le piante all’allettamento; con altra accezione, altresì, abbiamo la lussuria del riso (anche falsa spiga, gentiluomo), alterazione della pianta del riso per la quale la pannocchia rimane eretta, stretta, con granelli rudimentali o nulli e la pianta è più alta e con foglie più verdi del normale.
Lussuoso, comunque, diventa per concezione comune un amante delle cose belle e costose, mentre Lussurioso, sempre più collegato alla sfera delle pratiche sessuali, diventa un amante e basta.
Il lussurioso cioè sembra che sia portato a concentrarsi solo su alcuni aspetti del partner (il corpo o una parte di questo) che diventano il polo dell’attrazione erotica; tutto il resto è escluso, l’interezza è negata, così come il valore del bello nella sua interezza, nella valenza olistica. Il corpo viene quindi oggettivato e la persona spersonalizzata: tutto ciò che è secondario, legato alle caratteristiche distintive sociali (come i vestiti, gli accessori, i gesti, etc.) diventano fondamentali poiché devono supplire alla mancanza di un altro tipo di seduzione che scaturisce da un’intesa psicologica e affettiva, oltre che fisica.
La lussuria come disagio
Così intesa, la lussuria sembra quasi sintomaticamente esprimere un vero e proprio disagio: la nostra personale paura del confronto con un altro essere umano (come nel quadro Gli Amanti di René Magritte), nel quale e attraverso il quale potremmo conoscerci meglio, più profondamente. Fuggiamo, attraverso la lussuria, da noi stessi, incamminandoci in una irrequieta ricerca di continue, nuove esperienze ed emozioni che ci sappiamo scuotere, che sappiano farci “sentire” che esistiamo, pur evitando di aprirci ad una reale conoscenza dell’altro, con l’inevitabile conseguenza di sentire solo il vuoto dietro le cose, i gesti, e a sentire che la vita non trovi mai un suo compimento.
In un certo senso potremmo dire che, nella lussuria, continuiamo a cercare di comprenderci senza riuscirci perché dimentichi di una cosa fondamentale: la sessualità umana appartiene costitutivamente al mondo della comunicazione. Essa possiede infatti un essenziale carattere linguistico, in quanto è all’origine di ogni forma di relazione umana. L’essere-uomo e l’essere-donna sono di fatto due modi di essere-al-mondo (non riducibile al semplice dato biologico e neanche concepibile come mera espressione di processi culturali), che tendono, di loro natura, alla reciprocità. Dire che la sessualità è linguaggio significa allora cogliere lo spessore ontologico che la connota e il dinamismo secondo il quale essa deve svilupparsi: la struttura relazionale dell’umano come dimensione profonda della sua stessa natura.
Il sesso come linguaggio
Il sesso, così inteso nel suo essere linguaggio, diventa così una porta aperta sul mondo dell’Altro, una modalità di Essere dell’Esserci che apre l’Io al Tu, alla pro-creatività dell’Incontro, ma che, allo stesso tempo, perché aperto alle possibilità esistenziali umane, rischia di perdere il proprio significato comunicativo e relazionale, di eccedere nella propria “vocazione luminosa” di trasmissione della verità (pensiamo al Kama-sutra), riducendosi a semplice strumento di gratificazione fisica o di soddisfazione immediata di esigenze istintuali (raggiungendo così un vero e proprio occultamento della luce stessa, attraverso la chiusura dell’individuo a sé nel proprio piacere individuale): il gesto sessuale può così essere espressione di un amore vero e via attraverso la quale esso matura, ma può anche trasformarsi in oppressione dell’altro che si consuma mediante la sua oggettivazione.
Gli attuali strumenti di comunicazione sociale come le piattaforme di social-media concorrono, in modo decisivo, a determinare questo appiattimento attraverso la promozione di stereotipi e di status-symbols edonistici, ammantati dalle luci del lusso e del successo, improntati a una concezione meramente ludica del sesso, dalla quale è del tutto assente la dimensione relazionale. Lo sfruttamento del corpo umano (specialmente della donna) che sollecitano istinti morbosi, facendo leva sulle dinamiche sotterranee dell’inconscio, sono altrettanti espedienti attraverso i quali si perviene al depauperamento della sessualità di quanto ha di più vero e umanizzante.
Pensiamo in tal senso, ad esempio, al Sexting nel quale si inviano immagini particolari e intime che riguardano la sfera sessuale individuale. Anche se per i giovani adolescenti (ma anche pre-adolescenti) tale pratica è solamente un divertente gioco momentaneo divertente e provocante, attraverso il quale scoprire anche alcuni aspetti della propria immagine (nonché affrontare alcuni dilemmi nati nei processi di cambiamento fisiologico dovuti alla pubertà), quest’ultima rischia di essere cosificata e iniziare a girare in rete fuori controllo, superando i limiti della propria volontà comunicativa originaria. Concedersi il lusso di inviare proprie immagini e video sulla rete ci espone così alla banalizzazione lussuriosa di ciò che più autenticamente siamo nel rapporto con il nostro corpo e, quindi, anche con noi stessi (ciò diventa ancora più pericoloso quanto tutto questo avviene durante l’epoca della nostra crescita e definizione psico-fisica).
Proprio per quanto appena detto, non possiamo non sottolineare come l’immagine corporea (ovvero l’immagine e l’apparenza del corpo umano che ci formiamo nella mente, e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare, derivante dal processo di integrazione e mediazione fra percezioni, cognizioni ed emozioni che possono influire sulla nostra autostima) e le sue eventuali alterazioni (che derivano da un insieme di aspetti neurobiologici, psicologici e socio-culturali anche negativi come le umiliazioni pubbliche) siano alla base di alcuni dei problemi psicopatologici odierni più evidenti nelle nostre società come, ad esempio, il “disturbo da dismorfismo corporeo” (BDD), caratterizzato dalla preoccupazione per un difetto del proprio aspetto corporeo, della forma o di alcune caratteristiche, fortemente correlato con disturbi come quello ossessivo-compulsivo e quello di ansia sociale.
La spasmodica e eccessiva ricerca fine a sé stessa di piacere all’Altro è quindi l’ultima forma che la Lussuria ha preso nell’epoca moderna, occultando il vero senso dell’essere-visti e dell’esistere attraverso la sovrabbondanza di oggetti da bramare, osservare, possedere: un lusso che Lusso non è perché nell’eccesso perde il suo stesso valore, la sua qualità unica, ritrovandoci così innanzi a pezzi di carne tutti uguali e, pertanto, scontati perché aventi come fine il piacere solipsistico individuale totalmente scevro da qualunque vero intento comunicativo.
Armonia, energia comunicazionale e dispiegamento delle potenzialità umane
In conclusione, non sembra errato sostenere che solo l’armonia conseguibile attraverso sinceri, totali e responsabili rapporti intersoggettivi può essere considerata come una condizione essenziale per un consapevole e positivo inserimento individuale in una realtà sociale sana, che sappia trattare la sessualità come dev’essere: in quanto energia comunicazionale volta al dispiegamento delle potenzialità umane. D’altronde, proprio pensando a quanto accade intorno a noi ogni giorno (considerando anche i femminicidi che sembrano non finire mai), Il destino della vita associata, nei suoi diversi aspetti, è strettamente connesso a una positiva integrazione del sesso e della espressione della sessualità, affinché diventi linguaggio della vita e lievito fecondo delle relazioni umane.
a cura di Salvatore Rotondi