I Fondi europei per gli Avvocati. “Imprenditorialità 2020”


Giustizia-UE.jpgL’evoluzione della professione dell’Avvocato ha registrato, negli ultimi tempi, una velocizzazione notevole, che rende necessario, per il professionista che intende stare al passo coi tempi, avere un’organizzazione di mezzi e persone in grado di fronteggiare le istanze della clientela, in una logica non solo di celerità ma anche di adeguatezza delle risposte.

Cicerone, ed il suo modo di esercitare la professione duemila anni fa, resta un modello giuridico, ma non un modello professionale e, per quanto apprezzabile, bisogna considerarlo, per certi versi, non più attuale.

È di tutta evidenza, al tempo stesso, che la modernizzazione dello studio, resa ancor più necessaria dall’introduzione del processo telematico, richiede l’impiego di risorse economiche che oggi, con la crisi economica che continua a produrre dannosi effetti, per l’Avvocato non è sempre agevole reperire.

L’attenzione degli operatori del settore era stata sempre rivolta ai Fondi Europei, dai quali, tuttavia, la nostra categoria era stata sempre esclusa, essendo previsto l’accesso a tali fondi soltanto per le PMI (piccole e medie imprese).

L’Italia non aveva ancora superato questo ostacolo che, più che sostanziale, era nominalistico e che impediva ai liberi professionisti l’accesso ai finanziamenti e alle agevolazioni previsti dal Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

Con la Legge di stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015 n. 208) è stata, finalmente, operata l’equiparazione dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese.
In Europa, questo indirizzo si era già affermato da tempo, con  l’equiparazione dei liberi professionisti alle piccole medie imprese per la loro attitudine a produrre reddito che, inevitabilmente, fornisce un apporto di non trascurabile entità al Prodotto Interno Lordo e, quindi, allo sviluppo economico.

La legge di Stabilità 2016, sul punto, si rivolge anche alle Regioni, invitandole ad adeguare le proprie legislazioni ai principi richiamati dalla Raccomandazione europea n. 361/2003, che fornisce gli elementi identificativi delle PMI.

Al fine di rafforzare questi interventi normativi, la Commissione Europea ha previsto una specifica strategia, consistente in un piano di azione che prende il nome di “imprenditorialità 2020”, che individua sei campi di azione, tra cui:

– l’accesso ai finanziamenti, per creare un mercato europeo della microfinanza, volto a semplificare la fiscalità per consentire alle PMI di ottenere finanziamenti mediante investimenti diretti privati ed a introdurre nuove forme alternative di finanziamento;

– lo sviluppo delle nuove opportunità imprenditoriali dell’era digitale, con un maggiore sostegno alle start-up stabilite sul web ed al rafforzamento delle competenze nel settore al fine di aiutare sia gli imprenditori digitali che le imprese più tradizionali;

– la semplificazione amministrativa e la promozione dell’imprenditorialità fra gruppi specifici della popolazione, tra cui le donne.

a cura di Armando Rossi

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