La privacy su fb alla luce delle recenti novità introdotte dai gestori del social network più famoso del mondo


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Sono un provocatore e lo dico. By Oscar

Sono curioso, lo so. E se prendo una fissa per qualcosa, la seguo come un segugio. Ho ancora fatto quattro chiacchiere con l’Avv. Agostino La Rana. E questa volta, prendendo spunto dalla sua simpatica iniziativa di rendere pubblica la moda all’interno dei Tribunali con il gruppo su facebook  “Avvochic & choc (la moda nei tribunali)”,ci siamo ritrovati a parlare di Privacy proprio in merito al social network più famoso del mondo!

Restrizione-lista-amiciAgostino, lo scorso 29 giugno nel Tribunale di Napoli si è svolto un evento formativo nel quale hai relazionato nella veste di fondatore del gruppo fb Avvochic, trattando anche un argomento che ti chiedo di riprendere per i nostri lettori, magari con qualche esempio: la privacy su fb, alla luce delle recenti novità introdotte dai gestori di quella società.

Una premessa è necessaria: come sai, un gruppo può essere “pubblico”, “chiuso” o “segreto”. Se Mario Rossi è iscritto a un gruppo chiuso tu non puoi saperlo, perché aprendo il suo profilo e poi cliccando prima su “altro” e poi su “gruppi” escono solo i gruppi pubblici ai quali è iscritto. Da qualche mese, però, fb ha introdotto una eccezione per gli amministratori dei gruppi (non importa se pubblici o chiusi) ai quali Mario Rossi chiede d’iscriversi, previa approvazione degli amministratori stessi: questi ultimi, infatti, quando ricevono la richiesta d’iscrizione possono istantaneamente leggere l’elenco dei gruppi ai quali Mario Rossi è iscritto, compresi quelli chiusi e senza dover compiere le operazioni di cui sopra.

Non vedo quale sia il problema.

Te lo spiego con tre esempi, relativi ad altrettanti colleghi che hanno inviato richiesta d’iscrizione al gruppo Avvochic. Tizia risulta essere iscritta ad alcuni gruppi pubblici a carattere forense e ad altri gruppi chiusi di lesbiche. Immagino che quando si sia iscritta a questi ultimi abbia dato per scontato che fb rispettava la sua privacy. Caio è iscritto a un paio di gruppi di musica brasiliana e a una decina di gruppi pornografici. Sempronio è iscritto a tre gruppi: il primo riguarda il diritto canonico, il secondo una facoltà teologica (nella quale evidentemente ha studiato). Gruppi pubblici, che trasmettono l’immagine di un avvocato rotale e un uomo pio, se non fosse per il terzo gruppo (chiuso) che provoca un crollo d’immagine: il gruppo “Seghe per Alessia Marcuzzi”.

picsart1Quindi fb ha modificato le impostazioni di privacy degli utenti, all’insaputa di tutti, rendendo pubblica l’iscrizione a un gruppo chiuso, perlomeno come informazione da offrire agli amministratori dei gruppi ai quali gli utenti chiedono d’iscriversi, senza sapere che l’invio della domanda d’iscrizione può rivelare anche i loro “gusti segreti”.

Esattamente. Come amministratore di un gruppo che ogni giorno deve valutare centinaia di domande d’iscrizione confesso di essere contento di questa novità, perché prima della sua introduzione c’era da impazzire: sono pochi gli aspiranti iscritti che nei loro profili biografici indicano chiaramente lo status lavorativo (per esempio: avvocato, magistrato o cancelliere), in modo da consentirmi di approvare subito la richiesta d’iscrizione. Come semplice utente di fb, invece, non posso fare a meno di sottolineare che questa società, oltre a non avere un recapito telefonico (numero verde, call center) o un indirizzo di posta elettronica cui segnalare i problemi (non parliamo dell’assistenza tecnica, veramente scadente), viola la privacy degli utenti a loro insaputa.

a cura di Oscar images

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Un commento

  1. La tematica approfondita, in occasione della tavola rotonda sulla obbligatorietà dei crediti formativi per i professionisti, è stata interessante. Tuttavia, devo evidenziare che: 1) i relatori, in genere gli avvocati, hanno assunto un ruolo da “educatori”, che lascia molto spazio alla immaginazione e poco al buon gusto ed alla deontologia; 2) gli avvocati non sono né docenti, né formatori, abilitati all’insegnamento, od alla didattica; 3) i corsi e gli eventi, in genere, assolvono ad una funzione “formativa culturale”; 4) i corsi di formazione, diversi da quelli di respiro culturale, dovrebbero consentire di conseguire le abilitazioni, necessarie, per le iscrizioni negli elenchi dei difensori di ufficio, o per l’esercizio delle attività riservate ai professionisti (arbitrati, mediazioni, amministratore di Condominio, pignoramenti, etc.). Oppure, potrebbero essere utili per far conseguire quelle specializzazioni professionali, che il legislatore ha disciplinato con Legge.
    Per cui, ben vengano incontri, discussioni ed aggregazioni sui grandi interessi e sui piccoli temi, particolari, della professione, ma sarebbe opportuno non dimenticare che, in un sistema Italia affollato di Università, i corsi di formazione e di studio dovrebbero essere tenuti dai docenti universitari, in collaborazione con le medesime Università e con i solerti ed istrionici avvocati distrettuali.

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