La responsabilità del direttore dei lavori nel reato di frode in pubbliche forniture


iron-rods-474792_960_720.jpgNell’ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture, al direttore dei lavori spettano solamente meri compiti di verifica dell’idoneità di preparazione dei materiali da utilizzare nella realizzazione dei manufatti, in relazione alle previsioni contrattuali. Così la Corte di Cassazione, sez. VI Penale, con sentenza n. 51760/18, depositata il 15 novembre 2018.

Il caso. La Corte d’Appello confermava la condanna dell’imputato alla pena di giustizia, in quanto, direttore dei lavori in relazione all’appalto conferito da ANAS ad un’impresa per la costruzione di un manufatto, era ritenuto responsabile del reato di frode in pubbliche forniture in relazione all’utilizzazione di calcestruzzo in quantità inferiore a quella pattuita. Così l’imputato ricorre in Cassazione.

La fattispecie del reato. La Corte territoriale, nel caso in esame, accertava il concorso dell’imputato nel reato di frode in pubbliche forniture, posto che questi aveva l’onere di controllo del calcestruzzo, già al momento della sua preparazione, oltre che la verifica di resistenza dello stesso.
Ma, come rileva la difesa dell’imputato, nella pronuncia di secondo grado non è indicata la fonte normativa che rinvia alla responsabilità del proprio assistito evocandone una precisa posizione di garanzia volta a prevenire il rischio della non corretta esecuzione del contratto di appalto. Infatti, la Corte distrettuale, secondo il Supremo Collegio, non si è confrontata con i rilievi della difesa dell’imputato né ha verificato la corrispondenza o meno della pratica di preparazione del calcestruzzo con le previsioni normative di cui al d.m. 11 febbraio 2001, le quali consentono, appunto, detta modalità di preparazione, rimettendo al costruttore la valutazione preliminare della resistenza del calcestruzzo rispetto a quella richiesta, mentre affida al direttore dei lavori solamente meri compiti di verifica dell’idoneità di tale preparazione, in relazione alle previsioni contrattuali.
Per questa ragione, la Suprema Corte accoglie il ricorso e annulla la sentenza impugnata con rinvio alla Corte d’appello per nuovo giudizio.

a cura di Alessandro Gargiulo

 

 

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