Scenario della vicenda è un istituto comprensivo in Molise. Sotto i riflettori il comportamento di una collaboratrice scolastica, che in due anni si è assentata per 383 giorni, per problemi di salute. Impossibile, secondo i Giudici, catalogare come vessatoria la reazione del dirigente, che ha richiesto alcune visite fiscali a carico della dipendente e ha anche dato il ‘la’ a una verifica sulla sua idoneità al servizio (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza n. 6275/2019, depositata il 4.3.2019).
Riflettori puntati sul comportamento di una collaboratrice di un istituto comprensivo in Molise. A destare sospetti nel dirigente della scuola sono le assenze a raffica della dipendente, tutte giustificate con problemi di salute provocati da un infortunio sul lavoro.
Questa connessione tra incidente e assenze non convince però il dirigente scolastico che, anche alla luce della certificazione rilasciata dall’INAIL, sostiene che da un determinato momento i giorni a casa della dipendente non possano più essere «imputati a causa di servizio». Consequenziale è la decisione del dirigente di «chiedere visite fiscali» nei confronti della collaboratrice e, allo stesso tempo, di «verificarne l’idoneità al servizio».
Secondo la donna, queste azioni vanno valutate come un vero e proprio comportamento persecutorio, ma i Giudici, invece, prima in Tribunale e poi in Appello, ritengono legittimo l’operato del dirigente scolastico.
Identica visione adottano anche i Giudici della Cassazione, che, confermando la pronuncia di secondo grado, escludono categoricamente che la collaboratrice scolastica possa ottenere un «risarcimento» dal Ministero dell’Istruzione.
In sostanza, anche nel contesto del Palazzaccio viene ritenuto legittimo l’operato del dirigente della scuola, e a dare sostegno a questa valutazione viene richiamato anche un inequivocabile dato: «in un periodo di tempo superiore di poco ai due anni» la lavoratrice «è rimasta assente per 383 giorni».
Legittime, quindi, secondo i Magistrati, le verifiche effettuate sulle condizioni di salute della donna. Impossibile, quindi, parlare di «comportamento vessatorio» da parte del dirigente scolastico.
a cura di Alessandro Gargiulo