ABROGAZIONE DEL DELITTO DI INGIURIA


hammer-719066_960_720Inammissibile la questione di legittimità costituzionale riguardante la norma che ha abrogato il delitto di ingiuria, in ragione del fatto che il sindacato di costituzionalità delle norme penali di favore è consentito soltanto nel caso di uso distorto o irragionevole del potere legislativo. Di conseguenza, esso non può estendersi fino a valutare la opportunità delle ordinarie scelte legislative (Corte Costituzionale, sentenza n. 37/2019, depositata il 6.3.2019).

Nel 2016, sull’onda della tendenza normativa alla semplificazione del sistema penale, si è provveduto ad un repulisti di alcune figure criminali di modesta portata offensiva. L’occhio del legislatore si è soffermato su quelle che – ed è comprensibile – contribuivano più di altre ad intasare il sistema giudiziario, generando contenziosi minuti ma numerosi. Il delitto di ingiuria è una delle figure criminose per le quali la falce depenalizzatrice non ha avuto pietà. Ridotto al rango di illecito civile “tipico”, il reato che consisteva nella lesione dell’onore della persona ha cessato la sua lunga vita. Era di competenza del giudice di pace, e presso gli uffici della giustizia “minore” faceva proliferare le pendenze, grazie – probabilmente – all’irriverente indole del popolo italico. Con lui se ne è andata anche l’alluvionale giurisprudenza che si era impegnata con pignoleria nell’esegesi dell’insulto, del gestaccio e della condotta ingiuriosa: chi potrà mai dimenticare, per esempio, le numerose massime che sancivano la portata offensiva dello sputo o dello schiaffo? Ci rendiamo conto che forse stiamo divagando, e che il testo di questo articolo sta assumendo il tono del necrologio di un delitto che fu o dell’amarcord nostalgico. Un Giudice di Pace, però, con ben sette ordinanze di rimessione alla Corte Costituzionale, ha tentato di far resuscitare un cadavere normativo che, come vedremo, nonostante tutti gli sforzi tale rimarrà.

A finire sotto accusa è la normativa che ha depenalizzato il reato di ingiuria: per tentare di rappresentare alla Consulta la sua incompatibilità con il nostro sistema costituzionale, il Giudice di Pace rimettente ha tentato di individuare ogni possibile contrasto con numerosi principi fondamentali. Non punire penalmente l’ingiuria sarebbe, in poche parole, irrazionale perchè è ancora punita la diffamazione (fattispecie assai simile a quella dell’ingiuria); sarebbe illogico perchè l’onore è un diritto fondamentale della persona, e via di questo passo. La Corte Costituzionale, dopo avere riunito in un unico fascio i sette acuminati strali rivolti contro la disciplina depenalizzatrice, li blocca con una decisione di inammissibilità che si segnala per l’interessante sintesi sui limiti del sindacato costituzionale delle norme penali di favore. Queste, com’è noto, sono disposizioni che ampliano la sfera del penalmente lecito e che, quindi, riducono l’area del criminalizzabile. E’ possibile rimuoverle con una sentenza dichiarativa della loro incompatibilità costituzionale?

In linea di principio le questioni di legittimità costituzionale relative alle disposizioni che hanno abrogato una norma incriminatrice sono inammissibili, perchè il ripristino di una norma punitiva contrasta col principio – anch’esso di rango costituzionale – che riserva al solo legislatore la creazione del catalogo delle fattispecie incriminatrici. Le uniche eccezioni a tale regola sono costituite da fenomeni eccezionali che la Corte esemplifica e tra i quali spicca l’ipotesi in cui la norma depenalizzatrice risulti irrazionale o comunque irragionevole. A parte l’uso stravagante del potere legislativo, altri casi nei quali si può consentire un intervento in malam partem della Consulta sono quelli dell’abrogazione di una norma incriminatrice da parte del Governo, mediante un decreto legislativo non preceduto da apposita delega, oppure un intervento del legislatore regionale nel settore penale (che è notoriamente appannaggio del potere normativo nazionale). Nessuno di questi casi riguarda, però, la storia normativa che ha portato alla tomba il delitto di ingiuria: il vecchio, caro cinqueenovantaquattro, pertanto, è destinato – almeno fino ad oggi – al sonno eterno.

a cura di Alessandro Gargiulo

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