La Corte Costituzionale ha dichiarato infondate le questioni sollevate dalla Corte d’Appello di Bari sulla legge Merlin riguardanti il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione.
La questione sorta dinanzi la Corte d’Appello di Bari fa specifico riferimento all’attività di prostituzione svolta dalle c.d. “escort” in maniera libera e consapevole. In particolare, si interrogano i Giudici, essendo la prostituzione un’espressione della libertà sessuale, tutelata dalla Costituzione, punire chi svolge un’attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione non equivale a compromettere l’esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico?
Secondo i Giudici delle leggi, la scelta di politica criminale operata dalla legge Merlin, volta a punire le condotte di terzi che agevolino o sfruttino la prostituzione, non è in contrasto con la Costituzione. Pertanto, pur ritendo l’attività in sé lecita, la Corte considera il favoreggiamento della prostituzione reato, il quale non può dirsi in contrasto né con il principio di determinatezza né con quello di tassatività della fattispecie penale.
a cura di Alessandro Gargiulo