Musica e rumori molesti provenienti da un bar. Condanna per il proprietario


Confermata la sanzione fissata dal Tribunale: dieci giorni di arresto. Emerse con certezza le molestie subite dai residenti della zona. Evidente la colpevolezza della titolare del locale: ella ha adottato alcuni accorgimenti per ridurre l’impatto acustico ma senza ottenere risultati significativi (Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 10938/2019, depositata il 13.3.2019).

Riflettori puntati su un locale – un ‘american bar’, con tanto di dj-set serale – in provincia di Pordenone. Numerose, e ripetute nel corso dei mesi, le segnalazioni dei residenti della zona, che si lamentano per «musica ad elevato volume in ore notturne» e per «gli schiamazzi e i rumori dei clienti». Così si spiegano l’accertamento effettuato dai tecnici dell’Arpa e un’ordinanza del Comune per limitare l’attività dell’esercizio pubblico.
Nonostante tutto, però, la diatriba tra la proprietaria del locale e i residenti non si chiude, ma approda dinanzi ai Giudici, i quali in Tribunale condannano l’imprenditrice a «dieci giorni di arresto», ritenendola colpevole di «disturbo della quiete pubblica».
Decisione legittima, chiosano ora dalla Cassazione, ritenendo sufficiente il quadro probatorio, poggiato sulle «testimonianze di soggetti» che abitano nelle vicinanze del locale e che «hanno confermato, con espressioni equilibrate, precise e concordi, l’elevato rumore che proveniva dal bar, specie nel week-end – quando era particolarmente affollato – e anche in ore notturne», rumore che «aveva causato nel corso degli anni numerosi esposti e numerose segnalazioni».
A dare forza alla tesi della colpevolezza della proprietaria, poi, il fatto che ella, osservano i Giudici, «era perfettamente a conoscenza del problema, avendo ricevuto plurime lamentele» e aveva sì «adottato alcuni accorgimenti per ridurre l’impatto acustico del locale» ma «senza ottenere alcun significativo risultato».

a cura di Alessandro Gargiulo


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