Riforma sulla prescrizione. La legge n. 3/2019

“Sono orgoglioso del fatto che il primo gennaio entrerà in vigore la riforma sulla prescrizione” lo afferma il Ministro Bonafede che si dichiara soddisfatto del lavoro svolto sulla riforma della prescrizione, tema assai dibattuto che ha diviso l’Italia in due. Per convincere tutti, ci penserà un tavolo che si riunirà il 7 gennaio con la maggioranza per appianare le divergenze sulla questione e per – come afferma lo stesso Ministro – “accelerare i tempi del processo perché questo è quello che vogliono i cittadini.“
La questione è delicata e complessa: se da un lato la legge sulla prescrizione del reato, modificata dalla legge 3 gennaio 2019, n. 3, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, trova l’accordo della magistratura che vede nella stessa un punto di incontro tra le garanzie per l’imputato e l’efficacia del processo penale, dall’altro lato trova netta contrapposizione nell’Avvocatura: L’Unione delle Camere Penali italiane ha manifestato con forza il proprio dissenso contro la nuova normativa che rischierebbe di dare vita a processi infiniti e, quindi, in palese contrasto con il principio della garanzia della ragionevole durata del processo.
Accordo sulle intercettazioni
Nessun contrasto apparente sulle intercettazioni: la novità più rilevante messa appunto dal legislatore (secondo alcune indiscrezioni l’entrata in vigore della nuova normativa potrebbe transitare a marzo 2020) più rilevante è che gli “ascolti” torneranno sotto il controllo del pubblico ministero. La normativa precedente sarà modificata in due punti fondamentali. Se il Pubblico Ministero torna ad avere la “supervisione” nella scelta tra intercettazioni rilevanti e non rilevanti, al difensore dell’imputato resta la facoltà di richiedere una copia solo delle intercettazioni rilevanti. Quelle irrilevanti le potrà ascoltare soltanto e, in caso di divergenza sulla rilevanza o meno di queste, dovrà rimettersi al pm.
Dichiarazioni imbarazzanti
La nuova normativa butta paglia su un fuoco attizzato pochi giorni fa dalle dichiarazioni del Guardasigilli durante la trasmissione televisiva “Porta a Porta” in cui ha affermato che “quando il reato non si riesce a dimostrare il dolo e quindi diventa un reato colposo ha termini di prescrizione molto più bassi“. Le esternazioni di Bonafede, di chiaro contenuto “metagiuridico”, hanno mandato su tutte le furie gli avvocati di tutta Italia. La richiesta di dimissioni immediate parte dall’Ordine degli Avvocati di Palermo, seguito a ruota da quello di Napoli che nella seduta straordinaria del 13 dicembre ha proposto una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della Giustizia, per le sue argomentazioni che diffuse nel corso di un programma televisivo di amplissima risonanza mediatica “generano confusione, disinformazione ed errati convincimenti su aspetti inesistenti della legislazione penale“.
a cura di Redazione