
L’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa: è quanto sostengono i giudici della Corte d’Appello di Torino che, sul caso sollevato da un dipendente della Telecom colpito da un neurinoma del nervo acustico, hanno confermato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Ivrea (2017) che aveva appunto accolto la domanda di risarcimento avanzata dal lavoratore. La sentenza, sulla base del riconoscimento del nesso di casualità tra l’utilizzo frequente del cellulare e la manifestazione della malattia tumorale, condanna l’Inail a corrispondere all’attore, Roberto Romeo, una rendita vitalizia da malattia professionale.
Cosa dice la scienza?
Controversa la tesi dei legali di Romeo poi confermata dalla magistratura, secondo cui l’uso prolungato di telefoni cellulari sarebbe causa di patologie specifiche e tumori: «Basta usare il cellulare trenta minuti al giorno per otto anni per essere a rischio», la loro è una vera e propria battaglia di sensibilizzazione sull’uso smodato, perciò scorretto, dei telefoni cellulari. La comunità scientifica sul punto non concorda, dato che i test e gli studi effettuati per attestare il nesso di casualità tra l’uso del cellulare e l’insorgenza di patologie non hanno dato riscontro positivo, e in ogni caso non sono atti a sostenere un rapporto diretto di causa ed effetto tra l’esposizione a campi elettromagnetici e il cancro.
Che cosa sono i campi elettromagnetici?

I campi elettromagnetici, generati sia da sorgenti naturali (elettricità nell’atmosfera e campo magnetico terrestre) sia da sorgenti artificiali come elettrodomestici, radio, televisioni, telefoni cellulari e dispositivi medicali, sono presenti ovunque nell’ambiente. Secondo l’AIRC, il principale effetto biologico della penetrazione delle onde elettromagnetiche nel corpo umano è il riscaldamento. Tuttavia, i livelli a cui siamo normalmente esposti sono troppo bassi per causare un riscaldamento significativo, ed in effetti, la classificazione degli stessi viene fatta in base alla frequenza (bassa, fino a 300 hertz, pensiamo agli elettrodomestici presenti in casa; intermedia, tra 300 hertz e 10 megahertz, ad esempio generati dai computer; radiofrequenza, da 10 megahertz a 30 gigahertz, come quelli prodotti da radio, televisione, antenne per la telefonia cellulare e forni a microonde).

Gli studi condotti finora non hanno ancora mostrato associazioni significative tra l’esposizione a campi magnetici e un’aumentata insorgenza di cancro in bambini e adulti, anche se è stato provato che i campi elettromagnetici interagiscono con i tessuti biologici: il principale effetto dei campi elettromagnetici (soprattutto quelli a radiofrequenza) sul corpo umano è il riscaldamento. I livelli di frequenza, tuttavia, ai quali l’essere umano è esposto, sono di gran lunga inferiori a quelli richiesti per produrre un riscaldamento significativo a livello biologico, necessario per attivare il processo degenerativo cellulare.

Il caso di Romeo desta dubbi e riapre il dibattito su una vecchia questione, e pone l’attenzione anche sul rapporto che hanno i bambini con tablet e cellulari, causa di tutta una serie di disturbi di tipo cognitivo, deficit delle funzioni esecutive e dell’attenzione, a ritardi cognitivi, apprendimento compromesso, aumento dell’impulsività e diminuzione della capacità di autoregolarsi, che può tradursi in scatti d’ira. Secondo uno studio americano (American Academy of Pediatrics e la Canadian Society of Pediatrics), i bambini da 0 a 2 anni non dovrebbero essere esposti alla tecnologia, dai 3 ai 5 l’esposizione dovrebbe essere di un’ora al giorno, mentre dai 6 ai 18 non più di due ore al giorno. Nella maggioranza dei casi, bambini e giovani fanno uso della tecnologia 4-5 volte in più dell’ammontare di ore raccomandato, con conseguenze serie e spesso pericolose per la salute. L’attenzione al tema è comunque alta, l’IARC (International Agency for Research on Cancer) nel 2011 ha classificato le frequenze dei campi elettromagnetici come cancerogene, e possibili cause dell’incremento del glioma, neoplasia maligna al cervello, associato all’uso del telefono cellulare.
Intanto Romeo gira l’Italia, organizza incontri nelle scuole e aperti alla cittadinanza per informare sui rischi legati all’uso dei cellulari: lo Stato dovrebbe potenziare l’opera di informazione sull’uso eccessivo della tecnologia, al di là del problema etico o educativo, è una necessità per la salute dei cittadini. Esagerato, forse. Vero è è che il telefono delle nonne non ha mai creato problema.
Oscar
finalmente sono arrivati al dunque. Il nesso di causalità specifico nell’uso dei telefoni cellulari esiste eccome….il riscaldamento che producono le radiofrequenze a contatto con il nostro corpo (in questo caso l’orecchio) è l’interazione di queste onde con il tessuto umano.
Questa sentenza farà da apri-pista a tantissimi procedimenti giudiziari rimasti intentati.