Tutto Inizia e Finisce nel varco spaziotemporale che comunemente tutti noi chiamiamo Madre!

Tanti anni fa, uno dei miei mentori in ambito psicologico, mentre eravamo a pranzo in un ristorante, disse a me e ad altri miei colleghi una frase che mi è rimasta impressa nella memoria: “…innanzi ad una impasse del percorso clinico di un paziente, non scoraggiatevi ma chiedete sempre “…mi descrive in poche parole la relazione con sua madre?”; perché, in un modo o nell’altro, c’entra sempre la mamma!”
Molte donne potranno forse risentirsi rispetto a tale affermazione; eppure, psicologicamente parlando, Tutto Inizia e Finisce nel varco spaziotemporale che comunemente tutti noi chiamiamo Madre! La mia esperienza clinica, formativa e pratica, mi ha portato anche recentemente innanzi a espressioni concrete, ma anche profondamente simboliche, del concetto di Madre come Origine di tutto il nostro Universo psichico e di buona parte del nostro modo di relazionarci con l’Altro.

Non volendo dilungarmi troppo su tutto quello che, particolarmente in ambito psicodinamico e psicoanalitico, è stato scritto sul rapporto madre-bambino, sull’importanza di tale diade e del vissuto di separazione e di individuazione che da essa scaturisce (ricordiamo allora nomi come S. Freud, A. Freud, M. Klein, D. Winnicott, J. Bowlby, M. Mahler, A. Miller, etc.), nonché sull’importanza dell’ambiente favorevole ad una suo sereno dispiegamento evolutivo (e tutte le varie patologie di cui potrebbe soffrire se fosse soggetto a fallimento), intendo qui soffermarmi su quello che ritengo un Fatto Psicologico: la Madre È, anche senza che ci sia una madre!
Madre è un Orizzonte di Esistenza, l’Origine di Tutto il bene ed il male che viviamo quotidianamente
Sappiamo che il termine madre tende comunemente ad indicare un qualunque soggetto (non solo umano) femminile che genera un figli@. Eppure, posso assicurare che la mia esperienza clinica mi ha portato a confrontarmi con situazioni dove la Madre non è solo questo ma, soprattutto, è un Orizzonte di Esistenza, l’Origine di Tutto il bene ed il male che viviamo quotidianamente, una Presenza ingombrante anche quando Assente poiché Innegabile e Ineluttabile. Paradossalmente proprio l’invisibilità tangibile psichicamente di una madre, di Colei che ci ha generato, e con la quale non possiamo più colloquiare, abbracciare o, addirittura, odiare (per non parlare di tutti quei casi di abbandono o di morte della genitrice durante il parto) sembra essere l’unico fatto esistenziale con in quale non possiamo fare a meno di confrontarci e per il quale potremmo essere pronti a spendere anni di terapia.
Come sanno gli psichiatri e gli antropologi culturali, ma anche tutti quelli che si dilettano di studi relativi allo gnosticismo ed al simbolismo transculturale (nonché tutti gli studiosi di filosofia delle religioni), il simbolo della Madre, della Grande Genitrice, è presente in tutte le Culture Umane: sotto forma di progenitrice celeste (mi viene in mente la dea fondatrice del Giappone, Amaterasu) o addirittura di dea della nascita e della distruzione (la dea hindu Kalì), per non parlare della dea greca Gea (l’ispiratrice della Madre Terra Gaia di Lovelock) o la Vergine Maria del cattolicesimo oppure della dea babilonese Ishtar.
Dea e Madre: un connubio Perfetto!
Solo il generare rende, quindi, una Donna degna di essere individuata come Madre e, pertanto, Dea? Ebbene, io non credo che sia così! Madre è la Dimensione del Creato, di ciò che è ed esiste qui ed ora come là ed allora; Madre è il nome tridimensionale di un principio che travalica il nostro stesso concetto di spaziotempo; Madre è la manifestazione di una Potenza prima della Vita e al di là della Morte; Madre è il Femminile in tutto il suo Dispiegarsi, al di là del sesso o del genere… Madre è l’al di qua della Nostra Unità, della nostra Origine in quanto Esseri umani e, forse, al di là della nostra stessa limitata Umanità.
Non so spiegare bene come, ma tale visione del concetto di Madre Infinita, prima e dopo ognuno di Noi, che ci guida in silenzio, di cui sentiamo la presenza quando raggiungiamo una armonia profonda (quasi meditativa) con tutto ciò che ci Circonda nel Creato, l’ho avvertita nel film “Avatar” (2009) del regista James Cameron. In questo film, ambientato sul pianeta Pandora (non un nome a caso), la razza umana continua la sua ricerca predatoria del corpo della Madre, ovvero cerca minerali per la prosperità della propria tecnologia; antagonisti sono i nativi, i “Na’vi” (qualche eco sul concetto di nativo americano ci sta bene), che vivono invece in simbiosi con il proprio pianeta e che, anche se uccidono per sopravvivere, rispettano tutte la creature del pianeta acquisendo così i favori dell’entità che unisce tutte le vite e che viene rappresentata in un Grande Albero di connessioni nervose. La Madre Eywa, quella che potremmo definire la coscienza del Pianeta Pandora, sembra quasi indifferente alle tragedie che si perpetuano sul proprio “corpo” (nonostante i terresti la stiano già “violando”) ma, nel momento cruciale del film, quando l’Avatar (essere nato dalla manipolazione genetica umana e che contiene al suo interno connessioni con una mente umana… dimensione evidentemente postumana dell’uomo stesso: siamo più di ciò che siamo materialmente) di un umano raccoglie tutto il suo popolo, decide di muoversi e ridimensionare le mire umane su di essa. Un momento profondamente commovente: siamo tutti connessi, anche nello spazio, attraverso le nostre Madri, pronte a morire per i propri figli anche ingrati ma anche determinate ad ascoltarli sempre che capaci di parlare con una sola Voce e focalizzati ad un solo intento: continuare ad Esistere ed Evolversi!

…d’altronde, penso proprio che Madre significhi questo: Esistere, al di là dell’Esistenza, per continuare a Sperare nella Prosperità dei propri Figli, nell’Evoluzione del proprio Sé attraverso gli Esistenti!
Ed allora: Veneriamo la Madre, perché così facendo riusciremo ad Amare un po’ di più anche Noi stessi!
Salvatore Rotondi