Perché è importante saper scrivere e saper comunicare nella professione forense
Il processo è intessuto di linguaggio e di linguaggi. Saper scrivere adeguatamente un atto e saper comunicare in aula di udienza costituiscono competenze ormai essenziali nella formazione professionale. Quante volte ci siamo imbattuti in atti redatti in modo scarsamente comprensibile, privi una rigorosa organizzazione logica interna, caratterizzati da uno stile inutilmente complesso? Quante volte abbiamo assistito nell’aula di udienza a domande formulate in modo improvvisato, cui sono seguite risposte estremamente dannose?

Dal 2 al 31 ottobre 2020 si terrà il corso di scrittura giuridica organizzato dallo PSICEF – Psicologia Clinica e Forense, con la collaborazione della Dott.ssa Anna Maria Casale e il prezioso contributo di professionisti esperti di linguistica di scrittura giuridica.
Il corso è rivolto ai laureandi, neolaureati e professionisti e ha lo scopo di offrire un valido supporto anche per tutti coloro che devono affrontare la prova scritta dell’esame di abilitazione alla professione forense, con particolare attenzione alla prova scritta.
Le lezioni si articoleranno in una prima parte teorica e una seconda parte dedicata ad esercitazioni pratiche e alla correzione degli elaborati. È possibile seguire anche singole lezioni su specifiche materie di proprio interesse.
Il corso offre inoltre la possibilità di approfondire le tecniche della comunicazione verbale nel dibattimento, con particolare attenzione allo studio delle nozioni di linguistica forense.

Avvocato Cassazionista del Foro di Roma
Presidente della Commissione sulla Linguistica Giudiziaria della Camera penale di Roma
Componente della Comitato del Corso di deontologia e tecnica dell’avvocato penalista della Camera Penale di Roma
Componente del Comitato di Redazione della rivista Penale Diritto e Procedura – http://www.penaledp.it. Redattore del sito di informazione di linguistica giudiziaria giustiziaparole.com e Docente presso il Corso di scrittura giuridica – PSICEF
Questa disciplina, infatti, diviene sempre più centrale nella formazione professionale. Oggi l’interazione orale nell’aula di udienza è caratterizzata da un elevato indice di complessità: quotidianamente l’avvocato si trova a interloquire con numerosi soggetti, diversi per funzioni e formazione culturale (magistrati, imputati, testimoni comuni, ufficiali di polizia giudiziaria, consulenti, periti…), ciascuno dei quali, dunque, è portatore di un proprio universo linguistico e di precise dinamiche cognitive, che si incontrano con quelli degli altri. Tale incontro spesso determina cortocircuiti comunicativi, causati dalla diversità dei rispettivi vocabolari di riferimento.
Il risultato è che nell’aula si condensa un fitto bosco linguistico, con la conseguenza che gli operatori istituzionali (magistrati, avvocati) non possono più disinteressarsi dal curare con attenzione le proprie capacità e competenze comunicative, oggi fin troppo spesso frutto di improvvisazione e di personalissime abilità.
È indispensabile, al contrario, educare le proprie capacità alla luce di specifiche nozioni di linguistica forense, tratte dai più approfonditi studi internazionali.
Le ricadute pratiche nella professione sono numerose e assai importanti.
Una adeguata competenza linguistica consente, per esempio, di cogliere la natura suggestiva e manipolatoria di una domanda e prevedere i possibili effetti sulla risposta; di rilevare quando una domanda contenga in realtà affermazioni nascoste (i cd. “impliciti”); di riconoscere le cd. “risposte simulate” del testimone, caratterizzate da meccanismi di evitamento della domanda; di utilizzare in modo consapevole le varie tecniche di ripetizione, di riformulazione, di interruzione nel corso dell’esame e del controesame; di conoscere quali conseguenze sulla risposta derivino dal ricorso a certe “aperture” nella formulazione delle domande; quali siano le tecniche di arringa nascosta nella formulazione delle domande; di possedere i più adeguati approcci comunicativi nell’esame di testimoni cd. “vulnerabili” (minori e vittime di abusi), per evitare dinamiche di “vittimizzazione secondaria” attraverso varie forme di “rituali di degradazione del testimone”.
In altre parole, esercitare adeguatamente la professione forense significa essere capaci di districarsi in modo competente e consapevole nel folto bosco linguistico e comunicativo che caratterizza il processo.
Iacopo Benevieri