di Salvatore Rotondi
“Temere l’amore è temere la vita, e chi ha paura della vita è già morto per tre quarti.
(Bertrand Russell)
“Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione.”
(Antoine de Saint-Exupery)
“L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.”
(Hermann Hesse)
“La lotta per l’esistenza e l’odio sono le uniche cose che leghino gli uomini.”
(Lev Tolstoj)
“Per ognuno posso fare un elenco dei suoi odii, mentre non riesco mai a capire che cosa gli faccia brillare gli occhi.”
(Fabrizio Caramagna)
“La gente ti amerà. La gente ti odierà. E niente di tutto ciò avrà a che fare con te.”
(Abraham-Hicks)
“Rara la vita in due, Fatta di lievi gesti e affetti di giornata, consistenti o no. Bisogna muoversi come ospiti pieni di premure, con delicata attenzione, per non disturbare. Ed è in certi sguardi che si vede l’infinito…[…]Come possiamo tenere nascosta la nostra intesa…Ed è in certi sguardi che s’intravede l’infinito…[…] Tutto l’universo obbedisce all’amore, come puoi tenere nascosto un amore; ed è così che ci trattiene nelle sue catene…Tutto l’universo obbedisce all’amore!” (Francesco Battiato, Manlio Sgalambro, 2008).
Ho deciso di iniziare con il testo di una delle canzoni più belle di Franco Battiato perché penso sintetizzi bene il paradosso esistente tra Amore e Odio. Un amore può esistere e vivere anche nell’attesa di venire alla luce, appunto come si dice per una gravidanza che si conclude con un parto. Ma il parto, prima o poi, deve avvenire. Quando avviene c’è un momento fondamentale: il superamento del nascondimento e l’accesso ad un Mondo Nuovo, a nuove forme e spazi di esistenza.
Nella canzone Battiato si chiede come sia possibile nascondere un amore, una intesa, cose che diventano palesi come palese è la vastità dell’Universo, a cui noi abbiamo accesso grazie al concepimento, che sia esso frutto di odio e/o di amore. Difatti, una cosa è sicura: ciò che si nasconde, prima o poi, soffoca e muore. Ciò accade perché, nonostante la spinta al “riveder le stelle” propria dell’Amore, ciò che vince distruggendo l’equilibrio dinamico del sistema è l’Odio, quello verso sé stessi e/o verso la propria natura umana, frustrante per la propria impotenza individuale.
Amore
Ma iniziamo guardando, come quasi sempre facciamo, alla etimologia delle parole che stiamo utilizzando. La parola amore risale difatti al sanscrito kama, ovvero desiderio, passione, attrazione. Anche il verbo amare, quindi, risale alla stessa radice indoeuropea “ka”, la quale richiama a ciò che si desidera in maniera viscerale, totale. Un’altra radice etimologica, poi, rimanda all’origine greca del verbo mao, ovvero desiderare; da lì in seguito la declinazione latina che, fortemente, indicava l’attrazione esteriore, viscerale, quasi animalesca da distinguere invece da quella mentale, razionale, spirituale per esprimere la quale era usato il verbo diligere, cioè scegliere, desiderare come risultato di una riflessione. Infine, un’ulteriore declinazione etimologica del termine può essere individuata nel latino a-mors che indica nell’assenza della morte l’intensità senza fine di questo potentissimo sentimento. Un Sentimento, quindi, di profonda e viva affezione verso una persona, il quale si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia. Per Dante l’amore non era altro che la tendenza all’unità spirituale dell’anima e di ciò che si ama.
Amare, quindi, sembra oscillare tra una spinta passionale, di avvicinamento, di appartenenza ed una che, invece, ci richiama alla responsabilità della scelta, alla fede necessaria in sé e nell’Altro per riuscire ad avvicinarvisi senza eccessivi danni. Ciò mi fa pensare al coraggio, alla forza, ovvero al carattere proprio dell’Arcano Maggiore dei Tarocchi soprannominato “Forza” e che viene solitamente rappresentato con una donna intenta a posare la sua mano nella bocca spalancata di un Leone che, in tal senso, rappresenta appunto la passionalità degli istinti umani ed animali, il potere di ferire e, allo stesso tempo, la scelta di non farlo per Fiducia: un vero e proprio atto di Speranza!
L’etimologia della parola odio, invece, sembra potersi ricondurre alla radice indoeuropea “vadh-“, poi “uad-“, poi “od-“, rintracciabile nel sanscrito avadhit, ovvero colpire, ferire, da cui poi il greco ὠθέω (otheo), cioè respingere, ed infine, al latino odium. Da ciò si evince che, quindi, il termine odio sta a significare essenzialmente repulsione, rifiuto, allontanamento. Un’altra radice plausibile del termine sembra inoltre riconduce la parola odio alla radice “ad-“, da cui il latino edo (mangio); in tal senso, l’odio andrebbe così ad indicare una forma di corrosione, tormento interno. Entrambe queste interpretazioni mettono comunque in luce l’estrema negatività di questo sentimento, nel primo caso evidenziandone la forza distruttiva verso l’esterno, mentre, nel secondo caso, quella autodistruttiva. È, quindi, un sentimento di forte e persistente avversione, ostilità ed antipatia volto comunque ad eliminare una situazione o uno stato che viene vissuto come non piacevole, non adeguato a sé stessi, individuandone le cause o all’esterno o all’interno di sé. Queste situazioni o stati sono così evitati, vissuti come deleteri per la propria integrità esistenziale. Allo stesso tempo un sentimento del genere può trovarsi alla base di un traviato senso della giustizia, dove ciò che è giusto è quello che non ci disturba, che non ci infastidisce.
Odio
A volte l’odio pare porsi alla base delle forme di discriminazione e di violenza che leggiamo ogni giorno sul web e che incontriamo nei servizi televisivi di cronaca: qualcosa di talmente insopportabile per la sua diversità che quasi sembra autorizzarci alla sua psicofisica eliminazione (con la conseguente perdita di possibilità espressive ed evolutive del genere umano, con lo smarrimento quindi della propria vera natura, ovvero quello di aprire gli orizzonti anche del futuro della conoscenza di sé della specie umana).
Introversione ed Estroversione
L’essere umano combatte da sempre con due tendenze, sempre presenti nella sua natura, che furono ben indicate da Jung con i termini di Introversione ed Estroversione. In un certo senso potremmo associare questi due termini al tema del presente scritto: il primo all’odio mentre il secondo all’amore. Entrambe queste forze, sentimenti, tendenze, tratti (o come li vogliamo definire) sono necessarie ma non sufficienti per determinare la sopravvivenza e l’evoluzione della specie umana. Sembra paradossale ma odiare risulta fondamentale per superare i limiti auto-imposti dall’uomo a sé stesso, per poter raggiungere e superare ciò che ha acquisito fino ad un determinato tempo. È l’odio, difatti, che permette all’uomo di superare l’autosufficienza e di unirsi all’altro essere umano per raggiungere altri orizzonti, obiettivi; l’odio per la propria individualità impotente ci porta ad amare la possibilità di fare gruppo. Come ci insegna Shakespeare nel suo “Romeo e Giulietta”, l’odio tra due gruppi, il loro contrasto, fa emergere una scintilla di amore che, nel nascondimento voluto dalla Paura sociale del cambiamento, muore soffocata costringendo lo stesso Principe ad un mea culpa generale.
L’odio dello status quo porta al cambiamento ma se non accompagnato dall’amore estroflesso, condiviso, coraggioso, potrà portare solo alla vittoria della Paura e al conseguente decadimento verso ciò che è il vero contrario dell’Amore così come esso è inteso etimologicamente: l’indifferenza.
Amore e Odio, invece, come nel simbolo del Tao dove si confrontano e scontrano lo Yin e lo Yang, trovano il proprio superamento in positivo nel Vuoto quantisticamente possibile della Speranza, di quello Schermo Bianco (altro simbolo famoso del Tao) che ci invita a superare noi stessi, come quando davanti ad uno specchio siamo invitati a guardare al di là del Mondo che ci si pone innanzi, al di là dello Specchio; chissà, forse per incontrare, finalmente, quell’Altro inconoscibile ma esperibile tanto caro ai fenomenologi ed agli esistenzialisti: una eterna speranza di senso, al di là di amore e odio, di bene e male.
Cambiamento e Trasformazione
Alla fine, comunque, percorrendo questa strada tra espressione e nascondimento, anche noi ci trasformeremo, ci trasmuteremo. Troppo amore, troppa fiducia, troppa speranza, potrebbe ucciderci? Ed allora? Nessuno ci chiede di innamorarci né è colpa di qualcuno: succede e basta, perché siamo parte di un Flusso di speranza che va al di là di noi stessi e della nostra forma. Quando sentiamo questo flusso attraversarci, pervaderci, quando cerchiamo di indirizzarlo odiando la nostra impotenza o quando cerchiamo di controllarlo odiando ciò che l’Altro è capace di suscitarci dentro, quando tutto questo succede, allora restiamo pervasi da un’Energia Infinita, sentiamo la Vita Vera Scorrere, come quando vieni al Mondo, una ri-nascita: ti fa male ma è sempre piena di Infinite sorprese…
Contattare quel flusso, innamorarsi, è allora molto semplice; Amare è, invece, molto difficile e richiede di sapere cosa desideriamo e di conoscere bene chi siamo, di muoverci in punta di piedi nella Vita dell’Altro ma, allo stesso tempo, senza dimenticare la Vita che siamo, senza negare ciò che proviamo, senza abbracciare collusivamente la Paura altrui. Amare, nella sostanza del suo Essere Speranza, è allora Costruire e Co-costruire, al di là dei propri dubbi personali, senza cercare le proprie soluzioni nell’Altro ma, invece, condividendone le Ri-soluzioni. Amare non è solo Esserci ma Esserci-Insieme…
In questo modo, forse, si può riuscire ad Amare anche tutta l’Umanità, al di là dell’odio che possiamo provare per la natura finita del nostro sé, al di là della Paura delle diversità…

“ll mio Amore mi Ucciderà” (come cantava Freddy Mercury in “Too much Love will kill you”, uscito postumo nel 1996)? Bene, me ne andrò allora con un Sorriso, se potrò Specchiarmi nel Sorriso carico di Speranza di chi mi ha Amato, qualunque gesto facesse, anche se alla fine fosse solo il mio stesso assassino (così come l’anno nuovo fa con il vecchio che se ne va)!
Salvatore Rotondi